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Albedo Newsletter - N°29

Ciao, questa è la newsletter Albedo, e io sono Sebastiano Santoro, scrittore di Duegradi. L’albedo è la capacità di un corpo di riflettere i raggi solari. I cambiamenti climatici stanno provocando, tra le altre cose, lo scioglimento dei ghiacciai; e la scomparsa di queste estese superfici chiare sta alterando l’albedo terrestre. L’obiettivo di questa newsletter è creare uno spazio condiviso in cui idee e storie sull’Antropocene e sui cambiamenti climatici possano sedimentare e, allo stesso tempo, riflettersi e diffondersi un po’ ovunque. Come i raggi solari quando colpiscono il nostro pianeta, appunto. Uno spazio utile perché quella che stiamo vivendo è un’epoca di cambiamenti, non solo climatici. Albedo cercherà di raccontarli, in tutte le forme possibili, dalla fiction alla non-fiction, e lo farà in cinque parti.

  • La prima è una sorta di editoriale;

  • la seconda è un consiglio di lettura;

  • nella terza c’è un piccolo promemoria sugli ultimi articoli pubblicati da Duegradi;

  • la quarta contiene link per offerte di lavoro e corsi di formazione, perché anche il mondo del lavoro sta cambiando;

  • l’ultima, la quinta parte, è un tentativo di misurare in cifre i cambiamenti che stiamo vivendo.

Il meraviglioso viaggio dell’anguilla

Judith Leyster - A Boy and a Girl with a Cat and an Eel [c.1635]

È vecchia millenni la diatriba se l’arte imita la natura, o viceversa, la natura ambisce alla perfezione dell’arte. A seconda dei momenti storici, la diade si sbilancia verso l’uno o l’altro polo. A volte, però, l’arte non è necessaria quando è la natura a raccontarci delle storie sorprendenti. Come quella della nascita e del ritorno a casa dell’anguilla europea, una delle storie biologiche più misteriose e affascinanti che conosciamo. 


Tutto comincia dalla nascita. L’idea che le anguille si riproducono sessualmente è abbastanza moderna. Per millenni l’origine di questo pesce sgusciante a forma di serpente è rimasta un enigma (Öffnet in neuem Fenster). Gli antichi Egizi credevano che prendessero vita quando il sole riscaldava il Nilo, Aristotele sosteneva che si generassero "nelle viscere della terra". Nel medioevo si è attribuita la loro provenienza un po’ a tutto, dalle code di cavallo alle gocce di rugiada sulle rive dei fiumi. Insomma da dove vengono fuori le anguille, capaci di vivere ovunque, sia in acque dolci sia in quelle salate, è sempre stato un mistero. E i motivi sono principalmente due. Il primo è che non abbiamo mai visto due anguille riprodursi; il secondo è che solo un secolo fa abbiamo scoperto che, nel corso della vita, il corpo delle anguille cambia forma più volte, assumendo sembianze così diverse da farle sembrare pesci differenti l’uno dall’altro. 


L’inizio del racconto, il c’era una volta, comincia con delle piccolissime larve trasparenti, dall’aspetto molto diverso dall’esemplare adulto, tanto che per secoli si è pensato fossero specie diverse: i leptocefali, piccoli nastri piatti, lunghi solo qualche millimetro, che sembrano sottilissime foglioline di vetro. In questa prima fase le larve di anguilla non sono in grado di nuotare, quindi per muoversi devono sfruttare le correnti marine. Una data importante di questa storia è il 1920. Da una quindicina d’anni il biologo danese Johannes Schmidt naviga per i mari con un retino sottilissimo per raccogliere, osservare, classificare e studiare i leptocefali. Nel 1914 trova due larve di soli nove millimetri. Poi la guerra interrompe le ricerche. Appena conclusa, Schmidt si imbarca di nuovo e finalmente scopre una distribuzione enorme di leptocefali in un mare particolare: il mar dei Sargassi. 


Il mar dei Sargassi è un mare senza rive, delimitato non dalla terra, ma da quattro correnti oceaniche. Si trova nell’Atlantico nord occidentale, ed è un mare particolarmente caldo, accogliente, e soprattutto ricco di alghe. Ha un’acqua di colore blu scuro, che può raggiungere anche i 7.000 m di profondità. Nel 1920 Schmidt osservò che man mano che si avvicinava ai Sargassi si trovavano leptocefali sempre più piccoli. Ma la cosa strana era che, nei dintorni, non c’era nessuna traccia di anguille adulte. Fu allora che ipotizzò ciò che oggi consideriamo quasi certo: tutte le anguille europee nascono lì, in un punto ancora indefinito e misterioso che si trova nel cuore dei Sargassi.


Dopo la nascita, il viaggio dell’anguilla comincia. La corrente del Golfo culla lentamente la larva verso le coste dell’Europa. Trasportata dalle correnti atlantiche, l’anguilla inizia uno spostamento che può durare anche tre anni. Durante questa deriva muta la propria forma e diventa un anguilla cieca, dalla forma affusolata e quasi trasparente, ma con occhi più sviluppati e la capacità di muoversi autonomamente. Serpeggiando nell’acqua la cieca raggiunge finalmente le coste europee, vicino alle foci dei fiumi. Spesso durante la stagione fredda, li risale, si allontana dal mare, e sceglie la direzione opposta: verso l’interno, verso i laghi, le paludi, persino le sorgenti più isolate. Poi col passare degli anni, il corpo si ispessisce, il colore cambia e diventa giallastro-marrone, adatto a mimetizzarsi tra i fondali fangosi e le alghe, dove nuota sinuosa. L’anguilla cieca cambia di nuovo, e si trasforma in anguilla gialla. 


A questo punto l’anguilla assume la forma di serpente, acquista muscoli, le pinne si sviluppano dal dorso al ventre. Pian piano un muco scivoloso riveste la lunga livrea, e rende il suo corpo untuoso e guizzante. L’anguilla gialla è un pesce solitario, vive da sola, respira sia nell’acqua, con le branchie, sia fuori - seppur per poco tempo - con le narici. Di giorno si nasconde in anfratti per sfuggire ai predatori, gli aironi, i cormorani o altri mammiferi marini; di notte fa incetta di piccoli pesci, crostacei, insetti, sia vivi che morti. La possente mandibola le permette di setacciare i fondali. L’anguilla gialla vive a lungo, raggiunge un’età inconsueta, anche cinquanta anni, a meno che non incappa in qualche predatore, o nell’uomo. Se ciò non avviene ingrassa, fino a pesare anche 2 kg. E si allunga, anche oltre il metro. È in questo momento che l’anguilla subisce l’ultima metamorfosi. I caratteri sessuali appaiono per la prima volta, le pinne si sviluppano per permetterle di nuotare più veloce, gli occhi si ingrandiscono, per vedere meglio sul fondo del mare, il colore della pelle si fa più chiaro, quasi metallico: diventa un anguilla argentina. 


La larva è diventata una nonna anguilla che apparentemente si è dimenticata dell’oceano da dove è venuta. Invece in realtà, nel momento in cui diventa argentina, senza sapere perché, forse un equilibrio biochimico o un richiamo imprintato nei suoi geni, qualcosa di simile alla nostra nostalgia, l’anguilla smette di nutrirsi, i suoi organi digestivi scompaiono, lo stomaco si dissolve, ogni riserva di grasso, ogni cellula, ogni fibra del suo corpo, si convertirà in un motore per un’ultima impresa: il ritorno al mare. Non a un mare qualunque - e qui il mistero dell'anguilla diventa ancora più affascinante - ma a quel punto preciso nel mar dei Sargassi dove tutto è cominciato. Dall’Europa ai Sargassi, percorre un viaggio estenuante senza nutrimento, guidata da una memoria primordiale inscritta nelle branchie, nei tessuti, che spinge l’anguilla lì dove tutto è cominciato, e dove tutto finirà. Arrivata laggiù, dopo migliaia di chilometri e vari anni di viaggio, l’anguilla si accoppia. Depone le uova. E poi, sfinita, muore. Fine del ciclo. Fine della vita. Fine della storia. Il mar dei Sargassi come la fine del mondo, ma anche come il suo inizio. 

O quasi, perché nessun umano ha mai visto con i propri occhi questo momento. Nessuno ha mai osservato direttamente l’accoppiamento delle anguille. Dagli anni '70 sono stati fatti vari tentativi di tracciare le loro migrazioni oceaniche, ma progressi significativi sono stati fatti solo negli ultimi quindici anni, con l'avvento dei tag di archiviazione satellitari (PSAT). Dopo decenni di teorie e supposizioni, arriva la conferma delle teorie di Schmidt. La prima prova diretta di questo viaggio verso i Sargassi si è avuta nel 2022 (Öffnet in neuem Fenster) grazie a un team di ricerca che ha monitorato gli spostamenti di una ventina di anguille provenienti dai fiumi delle Azzorre, durante un periodo compreso dai 40 ai 366 giorni.


Oggi questa specie è in grave pericolo di estinzione. Le cause sono varie, e quasi tutte riconducibili all’essere umano: la pesca intensiva, gli sbarramenti costruiti attorno ai fiumi, che rendono irraggiungibili i fiumi e le acque interne, e anche le alterazioni delle correnti oceaniche dovute ai cambiamenti climatici, ogni minimo cambiamento rende i viaggi delle anguille più estremi e faticosi. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura classifica le anguille europee come specie in grave pericolo: la popolazione di anguille è crollata di oltre il 90% rispetto ai livelli storici degli anni Ottanta. Con danni economici enormi alle regioni che storicamente vivono dell’allevamento di questo pesce. Come ad esempio le valli di Comacchio, in Italia.


Proprio quando ci stiamo avvicinando alla comprensione del segreto dell’anguilla, rischiamo di perdere per sempre questa fantastica specie vivente. Eppure ancora molte domande rimangono irrisolte: come avviene esattamente la riproduzione? come trovano la strada per ritornare al mar dei Sargassi? come si orientano? e perché migrano così lontano per riprodursi? come mai questo ultimo e pericolosissimo viaggio, della durata di anni, per riprodursi e poi, subito dopo, morire? 


Esistono molti progetti di ricerca che stanno cercando di svelare questi misteri. Come il progetto Lifeel (Öffnet in neuem Fenster) dell’Università di Ferrara, che si sta interessando a capire meglio le cause della diminuzione così drastica del numero di anguille, e che ruolo hanno in tutto ciò i cambiamenti climatici. Insomma il mistero dell’anguilla continua a sfuggirci, ma non per questo smette di affascinarci. 


Per questo pesce migratorio, il mar dei Sargassi è come un grande punto magnetico nella memoria, una potente calamità che attrae ogni esperienza. Un richiamo antico, la prova che il tempo non è una linea ma una spirale, che anche a distanza di decenni esercita il suo influsso, come una marea, e riporta l’anguilla a quel tempo iniziale, luminoso, in cui tutto è cominciato. La chiamata della riproduzione, la prosecuzione della specie, l’ultimo pericoloso viaggio verso il disfacimento, e al contempo la rinnovazione di altra vita. Che cosa spinge la loro mente a tutto ciò? Forse un istinto ancestrale, una traccia nascosta, una nostalgia del mare dove tutto è cominciato e dove tutto avrà fine? La verità è che nessuno lo sa. Ci sono storie che nessun artista potrebbe inventare: troppo perfette, troppo misteriose, troppo epiche per nascere da una mano umana. Ed è in questi casi che intuiamo che non è l’arte che imita la natura, né la natura che ambisce all’arte, ma è la vita stessa che, in certi momenti, si fa racconto. 


Purtroppo, a causa nostra, il tempo per trovare le risposte ai segreti di questa meravigliosa storia sta inesorabilmente finendo. Come sta finendo il tempo di questo editoriale. Passiamo dunque alle prossime parti di Albedo, non prima di dirci “ciao”, e di augurarci una bella estate, che quest’anno comincia domani, mercoledì 21 giugno. Se hai voglia di scrivermi la solita mail è sebastiano.santoro@duegradi.eu (Öffnet in neuem Fenster). Se hai intenzione di invitare Duegradi a un evento che tu, o l'associazione con cui lavori, state organizzando scrivici a redazione@duegradi.eu (Öffnet in neuem Fenster). Nell’ultimo periodo sentiamo la necessità di agire sui e coi territori, per conoscerli meglio, conoscerci meglio e parlare di persona con tutte le persone che ci leggono. I tempi per il clima sono difficili, e l’obiettivo è creare una rete ampia, dal basso, che diffonda maggior consapevolezza della crisi che stiamo vivendo e quindi renda più forte la richiesta di giustizia climatica. Se hai idee, scrivici pure! Noi ci risentiamo a luglio, prima della solita sospensione di agosto. Buon inizio d’estate!

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