Agosto narrativo - Ognuno racconta qualcuno
David Foster Wallace sosteneva che “Scrivere un romanzo può essere molto strano, tipo avere un amico invisibile da bambini; poi lo ammazzi e devi rimetterti a fare la spesa, a parlare con la gente alle feste. I personaggi dei racconti sono diversi. Li vedi prendere vita solo con la coda dell’occhio. Non ci devi vivere insieme giorno dopo giorno”.
Ogni storia breve, in effetti, vive della sua non interezza.
Se ci pensiamo, i racconti sono frammenti di una realtà immaginativa ben più ampia della narrazione che riescono a racchiudere in poche pagine, il cui numero non ha l’ambizione del romanzo ma una necessità più sottile: essere una parte per il tutto, il buco di una serratura dal quale spiare una realtà non nostra, ma sempre contornata e perimetrata dal profilo della toppa stessa. Non è un confine, ma nemmeno un accesso diretto. Un racconto è tale quando potrebbe essere benissimo un resoconto e si ostina a non esserlo, perché la sua espressività, la sua cifra, è letteraria e non letterale.
E anche se tutto è parziale quando raccontiamo, e soprattutto quando scriviamo, è proprio l’accesso limitato a una storia il suo perenne prestarsi a più verità, a più possibilità, a più punti di vista - a stimolare il nostro immaginario, a nutrire quella morbosa (e forse non richiesta) curiosità nel rintracciare a tutti i costi, fra le righe, qualcosa di noi… o di qualcuno. Perché la verità di questo agosto narrativo è che, qui, ognuno racconta qualcuno: il gesto creativo più semplice e disarmante di tutti. Quello che ha a che fare con la consapevolezza che se lo raccontiamo, se lo chiudiamo in una storia, se lo sbattiamo su una pagina, davanti ai potenziali occhi di chiunque, allora ogni gesto, ogni metafora, ogni reminiscenza latente di un certo vissuto allora sì, può ancora esistere e abbracciare più potenzialità simboliche intersecate fra loro.
Come ogni agosto, da qualche anno a questa parte, qui su Indiscreto dedichiamo un intero mese alla narrativa breve. La scelta di quali testi accogliere non è sempre facile perché se una buona struttura è oggettivamente ben individuabile è l’immaginario, le sensazioni che suscitano le immagini all’interno della scenografia della narrazione a essere un universo ben più labile, liminale da circoscrivere.
Un anno fa chiudevamo la rassegna con una domanda, che era la seguente: è possibile trasformare un ricordo (in)decente in un loop digitale più sporco e squallido delle tue stesse mutande in certe sere estive? Rispondemmo sì, perché parola e tecnologia possono molte cose a patto di metterci dentro ciò che visceralmente amiamo, come per esempio una lingua di velluto che baceresti per sempre e accetti che non potrai baciarla mai più.
I racconti dell’anno scorso ruotavano intorno a un’essenza verbale immaginaria molto concettuale, mutevole, le storie non svelavano nulla di ciò che intendevano rivelare ed era come se ogni riga fosse un sogno circolare, un interscambio fra inizio e fine, fine e inizio.
Anche quest’anno abbiamo lasciato che la selezione seguisse non solo la qualità strutturale dei testi, ma una rinnovata radice comune: ci troveremo di fronte a narrazioni che sono un lungo corridoio di specchi, riflessi di un’indole, una sensibilità collettiva, la volontà di ognuno di raccontare qualcuno.
Le autrici e gli autori che incontrerete nelle prossime settimane saranno, nell’ordine, Carolina Iacucci, Omar Suboh, Margherita Maggi, Federico Dilirio, Giovanna Taverni, Valentina Gogna, Antonio Esposito, Beatrice Sciarrillo, Lorenzo Barisi, Antonio Francesco Perozzi e Giorgia Distefano. E poi, alla fine, come un cortocircuito nel tempo, un ultimo racconto che arriva dal 1972.
Giulia Bocchio

Ruggero Sargentini © (Viareggio, 1902 - 1995) Figure, 1971 Courtesy Pananti. (Öffnet in neuem Fenster)

Auguri Indiscreto!
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È un’edizione limitata, riservata a chi possiede l’abbonamento Indiscretizzati (Öffnet in neuem Fenster): il nostro modo di dirvi grazie, a spalla. Affrettatevi: quando finiscono, l’unico rimpianto sarà non averla già piena di libri.
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