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The circle game

Risso lascia Marni dopo quasi 10 anni e ripartono le supposizioni sui probabili successori: facciamo il punto sulla situazione del conglomerato del patron di Breganze Renzo Rosso, tra lampi di genio e un mercato in crisi

“We're captive on the carousel of time
We can't return we can only look behind
From where we came
And go round and round and round
In the circle game”

Quando Joni Mitchell scrisse The circle game nel 1969 l’intento era quello di parlare della circolarità della vita, di come col tempo cambino sogni e prospettive, e di come certe eventualità sembrano riportarci al punto di partenza: un tema universale trattato in decine di opere musicali e letterarie (una su tutte: Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez). E però all’alba dell’addio di Francesco Risso da Marni, sembra essere scritta con in testa lo stato attuale del mondo della moda.

Dopo il rimescolamento dei nomi a capo delle maggiori maison – Piccioli che lascia Valentino per approdare Balenciaga, Demna che saluta Balenciaga per arrivare da Gucci, Michele che dice addio a Gucci per introdursi come nuovo direttore creativo di Valentino – ci sembrava di aver tempo per riflettere sul nuovo ordine mondiale del fashion System. E invece.

Francesco ha abbracciato lo spirito e i valori della maison e, insieme al team, li ha portati verso nuovi orizzonti, costruendo le basi per un nuovo ed entusiasmante capitolo di Marni. Francesco è un designer unico e un vero e proprio artista, gli auguro tutto il meglio per il futuro”

Così ha commentato Renzo Rosso, patron di OTB, di cui Marni fa parte, la fine del rapporto (quasi) decennale, iniziato nel 2016, quando Risso aveva debuttato come direttore creativo arrivando direttamente da Prada. Lo stilista, che ha studiato alla Central Saint Martins sotto la guida della professoressa Louise Wilson – una figura definita dal British Fashion Council “una delle educatrici più importanti della sua generazione” – ha debuttato nella moda lavorando nell’ufficio stile di Alessandro Dell’Acqua. E però la sua notorietà e autorevolezza si sono cementate negli anni di Marni, dove è stato il primo direttore creativo a succedere alla fondatrice del brand, Consuelo Castiglioni. Fu proprio lei a dare vita al marchio nel 1994, e ne è rimasta alla guida fino al 2015, quando Marni è stato acquisito nella sua interezza da Only the Brave (OTB) holding di Renzo Rosso, che comprende anche Maison Margiela, Diesel, Jil Sander e Viktor & Rolf. Un gruppo che lo scorso anno ha registrato, secondo i report finanziari di OTB (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre), risultati diversificati.

https://www.youtube.com/watch?v=IpZH43XpAyI (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)

Diesel ha esperito un aumento delle vendite del 3,2%, a confermare il percorso di risignificazione intrapreso sotto l’egida di Glenn Martens (che infatti è stato nominato anche direttore creativo di Maison Margiela); lo stesso Margiela, complice anche il traino mediatico della sfilata Haute Couture Artisanal di John Galliano, passata già alla storia, è cresciuto nel 2024 del 4,6%. Sempre nel 2024 il gruppo ha registrato un fatturato di 1,8 miliardi di dollari, in calo del 4% rispetto al 2023. Risultati che, tradotti, mettono in luce le perdite (di cui non si conosce la percentuale precisa, in quanto il gruppo non spacchetta i singoli risultati economici) di Marni e Jil Sander. Se da Jil Sander il problema è stato affrontato con un cambio di guardia (a febbraio è arrivato da Bally il nuovo wunderkind Simone Bellotti, con un debutto programmato per settembre), ci si è presi più tempo per la risoluzione contrattuale del rapporto con Risso. Al netto delle considerazioni sulla strategia – quando le vendite diminuiscono, basta cambiare designer per ridare smalto al brand, o andrebbe giudicato anche l’operato del management che quel corso non positivo lo ha influenzato? E quanto, lo ha influenzato? – va ammesso che nelle ultime stagioni il Marni di Risso si era infilato in una spirale autoindulgente, priva di qualunque tipo di contatto con la realtà o con lo storico del brand, che si è plasmato addosso al corpo del suo creatore, divenendo un progetto totalmente personale.

Risso è sembrato chiudersi volontariamente in una caverna, come quella dell’autunno inverno 2024. Una caverna simile a quella dell’omonimo mito di Platone, nella quale i suoi prigionieri, legati e bloccati fino alla testa sin dall’infanzia, sono impossibilitati a voltare lo sguardo, e scambiano le ombre riflesse dal fuoco alle loro spalle – che altro non sono che modellini trascinati da altri uomini, liberi e nascosti ai prigionieri da un muretto rialzato –per persone reali. Se la creatività – di cui Risso abbonda – deve essere il propulsore di qualunque visione artistica, nel momento nel quale si immagina una collezione di ready-to-wear, bisogna farlo avendo in mente il contemporaneo, e le sue implicazioni sull’abbigliamento, altrimenti non parliamo di moda, quanto di progetti artistici, sperimentazioni egotiche, performance situazioniste che utilizzano i vestiti più come costumi di scena che come vessilli identitari attraverso i quali riconoscersi.

https://www.youtube.com/watch?v=zVbzTOSx7F0 (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)

La conclusione di questa collaborazione era quindi prevedibile, ed è stata velocizzata da numeri non preceduti dal segno +. La risoluzione del rapporto è però amichevole nei toni. “Sarò sempre grato a Renzo per aver creduto in me e per avermi dato la possibilità di intraprendere un viaggio che è diventato molto più di quanto avrei potuto immaginare. Marni è stato uno studio, un palcoscenico, un sogno. Ha portato colore, istinto, cura e creato uno spazio in cui le persone potessero sentirsi loro stesse. Mi ha insegnato come costruire qualcosa con sentimento e quanto possa essere potente la vera collaborazione. Grazie a tutto il team di Marni e a tutti gli amici che si sono uniti lungo il percorso, e adesso ai prossimi straordinari viaggi!ha infatti commentato Risso nel comunicato ufficiale. Appena calato il sipario su questo “conscious uncoupling” e, è ovviamente partito il toto-stilista, con WWD che ha rilanciato la notizia (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)di Ellen Hodakova Larsson (fondatrice del brand Hodakova) come possibile scelta di Rosso per la successione.

Per quanto le sue creazioni con una forte attenzione alla sostenibilità l’abbiano portata a vincere il prestigioso LVMH Prize lo scorso anno, e sia sicuramente un talento da guardare con attenzione, se volessimo giocare – senza pretese –nel paese del “designer che vorrei”, la scelta di chi scrive ricadrebbe su un’altra donna, giovane, che ha dimostrato negli ultimi anni una certa attitudine a giocare non solo con le silhouette, esagerandole senza stravolgerle, finendo per tramutarle in oggetti dotati di una vita propria, ma anche con il colore, che, dalla fondazione di Marni, è sempre stato elemento fondamentale nella definizione della sua estetica: si parla qui della belga Merryll Rogge, finalista 2022 dell’LVMH Prize. La sfilata per la prossima stagione invernale è una summa ben riuscita della sua filosofia vestimentaria, che mischia uno straniamento à la Hitchcock a gonne a matita rosso corallo e camicie in raso con stampe floreali.

https://www.youtube.com/watch?v=W0WID69-cdo (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)

In ogni caso, la nomina, secondo gli addetti ai lavori, sarà annunciata a breve, a testimonianza di un processo di selezione interno partito molto prima dell’addio da Risso, quindi non bisognerà aspettare molto per vedere svelato l’arcano. Se la giostra dei designer invece deciderà di fermarsi e riflettere su una soluzione alla crisi un po’ più strutturata, o se, come al solito, manager e ceo spereranno nel potere magico di “un altro giro”, quello è un interrogativo al quale non possiamo dare ancora risposta. Anche se ci piacerebbe molto.

We are the fashion pack

The tortured audio visivo’s department

  • Ho recuperato Sinners su Prime, dove si può acquistare: voodoo e vampiri negli Anni 20 della segregazione razziale americana, con protagonista Michael B. Jordan. Perché non lo avete ancora visto?

  • Dopo la pubblicazione del primo trailer di Liberami dal nulla (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre), il biopic sul Boss Bruce Springsteen (con Jeremy Allen White) voglio solo che sia ottobre presto

  • Su Prime c’è anche Mickey 17, l’ultimo film di Bong Joon-ho (il regista di Parasite) con protagonista Robert Pattinson. C’è dello Sci-fi alla Dune, c’è la critica sociale, una riflessione su colonizzati e colonizzatori, l’antispecismo alla Kafka (e forse anche un film che poteva durare 20 min in meno, ma che rimane comunque da vedere)

Official soundtrack della settimana

https://www.youtube.com/watch?v=9Qe-ITmDegM (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)

Di The circle game non c’è un video originale (neanche nella sua versione che preferisco, quella cantata da Buffy Sainte-Marie) e però la canzone è stata usata da uno che in quanto a colonne sonore non è secondo a nessuno. Quentin Tarantino ha infatti inserito The circle game (cantata da Sainte-Marie) nel film Once upon a time…in Hollywood. Qui lo spezzone interessato (questa canzone è un gioiello, proteggetela a tutti i costi).

Noi intanto ci rivediamo presto, dal vivo e su questi schermi.

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